Antonio Blog

Tuesday, March 20, 2007


Non sono sicuro che il giocoso o l'ironico o il grottesco siano "poesia minore". Non sono sicuro che l'intelligenza, in poesia, metta la sordina al vero. Di fatto le poesie di Vito Riviello sono intelligentemente vere, paradossalmente chiare ed amano mostrare il piglio clownesco e mite del fare. La malizia infatti non aggredisce il mondo, lo dipinge sbirciandolo da angoli dove il potere langue.


Scrive Riviello in una sua dichiarazione di poetica:

"Il poeta in questi tempi è un rabdomante moralistico che cerca nel "mare dell’oggettività" una impossibile soggettività poetica, pescando qua e là nell’infinito verbale del cosmo. Insieme la poesia diventa atto di pietà, di ironia e di difesa del ‘mal tolto’. Il poeta agisce autorizzato da una connessione che ha bisogno di essere subito riconosciuta, come se l’eternità di una volta fosse diventata la contemporaneità di questa volta."


La prima poesia è stata scritta alla fine degli anni settanta; la seconda, recentemente.



Gran Caffé


A strizzar l'occhio a Mascia
il lussurioso non finisce
non può parlare che il nemico
l'ascolta, finirebbe lussato,
in grazia di una tibia beve
il suo caffè napolitano
che traccia un solco dentro.
Verrà, non verrà... Giulia
col calcolo renale è a Salso,
addio pergolato che li vide
insieme per le foto,
conviene far l'occhio di triglia
alla profuga che canta
alla pro patria che vince.




L'assassino


Testimonierò che il mio assassino
era di aspetto gentile, garbato
anche nei modi di colpire, democratico
nell’infierire a caso, senza privilegiare
punti del corpo particolari,
non ci potrei giurare
ma massacrandomi col machete
recitava Foscolo dei Sepolcri
e sul punto di recidermi la carotide
mostrò un occhio blando
d’antiche tenerezze frustrate
sì da mettermi in pace
ed accettar la sorte d’una follia
discesa per le vie di povertà peregrine
c’hanno tenuto fino all’ultimo
intatta la bontà dell'omo.

0 Comments:

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home